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Start for freeSin dagli anni 70, Carl Rogers[1] ammoniva le coppie dicendo: “il sogno di un matrimonio paradisiaco è assolutamente non realistico”, andando così a sottolineare, in modo più che esplicito e con l’autorevolezza dell’esperto, come le relazioni affettive, soprattutto se si cimentano sul lungo periodo, devono necessariamente confrontarsi con il cambiamento e con la delusione da esso derivante.
Nel corso dell’ultimo secolo la coppia è stata al centro delle trasformazioni economiche, sociali e culturali che hanno attraversato la nostra società. In particolare, l’assetto delle relazioni sentimentali ha subìto cambiamenti in rapporto a variazioni demografico-culturali e nuovi modelli comportamentali, con differenti sfumature in base al territorio, alle aree culturali ed alle fasce sociali. La difficoltà di queste nuove sfide ha fatto sì che la capacità di adattamento della coppia, a partire dalla sua configurazione iniziale, tradizionale, spesso si scontrasse con l’incapacità dei partner di cambiare e di adeguarsi plasticamente alle richieste di mutamento nel tempo, finendo inesorabilmente per arenarsi nella separazione. A tal proposito, il sociologo polacco Zygmunt Bauman[2] ha affermato che la cultura consumistica tipica dell’odierno mondo occidentale, ha contagiato anche i legami affettivi e sentimentali. La contraddizione dei nostri giorni, legata al desiderio di vivere un amore unico e autentico che convive con la paura di un legame esclusivo e stabile, viene da lui definita “amore liquido”. La liquidità, che secondo Bauman impregna tutto il nostro mondo, investe oggi anche il campo degli affetti, con legami che si consumano come fossero merci, con seguenti, quanto inevitabili, caratteristiche di fragilità ed incertezza. La logica del consumismo, infatti, fa sì che l’uomo senta l’impulso di possedere l’oggetto del suo desiderio per sostituirlo con altrettanta velocità, attivando e chiudendo le relazioni sentimentali in base ad una convenienza personale con scarsissima tolleranza rispetto alla frustrazione. In altre parole, si rileva come sia profondamente instillato, nel pensiero dell’uomo moderno, il concetto secondo il quale a ciò che non funziona, a qualunque livello, sia più conveniente una sostituzione ex-novo, piuttosto che una riparazione. Questo è vero per gli oggetti e lo è altrettanto per le relazioni, che subiscono il duro contraccolpo della filosofia consumistica che si va a sommare all’idilliaco e irraggiungibile concetto del “rapporto perfetto”. Ne deriva un quadro di relazione praticamente impossibile.
In questo poco confortante proscenio sociale delle relazioni sentimentali tra adulti, sono di ispirazione gli studi di Powell, Cooper, Hoffman e Marvin[3], che analizzano la natura di un’altra relazione diadica significativa per l’essere umano, la più importante: quella genitore-bambino. Il modello del “Circolo della Sicurezza”, che elabora ed amplia il concetto di “base sicura” di Bowlby[4], è fondato sull’intuizione innovativa che il legame di attaccamento tra esseri umani non possa mai essere statico e costante nel tempo, ma segua in realtà sin dalla nascita e per tutta la vita, un ritmo, un’alternanza naturale che prevede momenti di avvicinamento e momenti di allontanamento. Lo schema proposto dagli Autori è costituito da un semplice circolo, o per meglio dire un’ellisse, alla cui estremità vi sono delle mani, a simbolizzare la presenza del genitore (o caregiver di riferimento) che si configura sia come base sicura per favorire l’esplorazione del mondo da parte del bambino, sia come porto sicuro, per fornire riparo e protezione durante il suo bisogno di ritorno. L’accoglienza, tra le mani così poste, fornisce al bambino anche l’insostituibile nutrimento emozionale e sentimentale al quale, con una vera e propria “suzione emotiva”, il bambino soddisfa il suo innato bisogno di calore e conforto; tutto questo nel pieno rispetto delle intuizioni dello stesso Bowlby che vede la necessità di vivere sentimentalmente ed emotivamente, all’interno di una relazione con l’Altro, parificata agli elementari e primari bisogni vitali (nutrimento, protezione dagli elementi e dagli agenti esterni ecc.).
A simili conclusioni era giunta, per tutt’altro percorso di ricerca, la psicoterapia della Gestalt che, all’inizio degli anni 2000, aveva posto la relazione al centro della riflessione sulla prassi clinica e sul funzionamento umano, convenendo sull’importanza dei legami e delle dinamiche interpersonali nella formazione delle disfunzionalità psicologiche. In un interessante articolo del 2002, Maria Menditto e Filippo Rametta[1], teorizzavano fasi alternate di contatto e ritiro con l’Altro, come parti integranti di un “Ciclo di relazione”, evoluzione logica e perfezionamento del già noto “Ciclo di Contatto” dei Polster[2], ove l’individuo si focalizza ritmicamente sull’esplorazione della connessione e del contatto con l’Altro (bisogno di appartenenza) e poi sull’individuazione (bisogno di differenziazione). In questo caso il ciclo è rappresentato da una curva di Gauss dove, all’apice della campana, vi è il momento del contatto, in cui l’individuo sperimenta il senso di appartenenza, mentre alle due estremità laterali è rappresentata la fase del ritiro, durante la quale l’individuo si differenzia e si allontana dall’Altro.
I due modelli, quello del Circle of Security (C.O.S.) e quello della Gestalt Psicosociale, si rappresentano graficamente in modo diverso sebbene entrambe le raffigurazioni schematizzino efficacemente i due diversi momenti: quello di avvicinamento (contatto nella Gestalt Psicosociale e ritorno verso il porto sicuro nel C.O.S.) e quello di allontanamento (ritiro nella Gestalt Psicosociale ed esplorazione dalla base sicura nel C.O.S.).
Il modello del C.O.S. si concentra primariamente sui bisogni espressi dall’individuo (nello specifico dal bambino) mentre il modello della Gestalt Psicosociale® si concentra sulla posizione dell’individuo nelle varie fasi, descrivendone dettagliatamente la fenomenologia. Tuttavia, non sfugge l’assonanza tra le due diverse rappresentazioni che lasciano intuire come l’idea di base della ritmicità, nell’avvicinamento e nell’allontanamento dei due componenti della relazione, possa facilmente essere trasposta dal rapporto genitore-bambino al rapporto tra adulti, in generale, e con il partner in particolare. Ovviamente in quest’ultimo non vi è la differenziazione gerarchica che caratterizza la relazione caregiver-bambino, ove la funzione di accudimento è responsabilità unicamente dell’adulto. Piuttosto è ipotizzabile invece che, all’interno di un rapporto sentimentale paritetico funzionante, l’accoglienza/accudimento possa essere svolta alternativamente dall’uno o dall’altro partner in base alla situazione contingente. Quindi, ciò che caratterizzerebbe la coppia sana è proprio la capacità elastica di entrambi di svolgere la funzione accudente, consentendo all’altro di avere sostegno e protezione quando necessario. La medesima dinamica consentirebbe anche di potersi allontanare (ritirare) e differenziare in altri momenti, mantenendo la certezza che l’Altro ci sarà e sarà disponibile all’aiuto in caso di bisogno ed all’accoglienza al ritorno.
Il compito di ciascun partner sarà quindi quello di assecondare e sostenere i bisogni di esplorazione dell’Altro, garantendo fiducia e provando gioia per ciò che l’Altro è (cioè quando il partener richiede ammirami), sostenendolo ed incoraggiandolo a portare a termine i suoi progetti (aiutami), interessandosi e partecipando, attivamente o anche solo emotivamente, a ciò che fa (apprezzami) e facendo sempre sentire che la propria presenza nella coppia è certa, sicura e stabile, un’azione che potrebbe essere l’equivalente tra adulti del bisogno “sorvegliami” che si ha da bambini, con la necessaria distinzione nelle due situazioni, dove il “sorvegliami” degli adulti ha più attinenza con il sostegno e la protezione che non la sorveglianza intesa in senso stretto. Nella vita di coppia quotidiana, è importante che vengano appoggiati i momenti di esplorazione, cioè di quei momenti che comportano attività al di fuori della vita comune e condivisa, con conseguenti momenti di differenziazione e individuazione.
In altri momenti però, sarà importante che ciascuno dei componenti la coppia si renda disponibile ad accogliere il ritorno dell’Altro, partecipando empaticamente alle emozioni del ritorno, qualunque esse siano. Nella sostanza ciò vuol dire essere in grado di essere insieme, “Essere Con” l’Altro, nei momenti di paura (proteggimi), in quelli di tristezza (consolami), in quelli di rabbia (aiutami ad organizzare e gestire le emozioni), in quelli di curiosità (partecipa alle mie scoperte e sostieni la mia sete di sapere), in quelli di gioia (partecipa al mio piacere), in quelli di vergogna (sostieni e comprendi le mie motivazioni).
Lo spazio dell’IO diviene così, secondo questo schema, lo spazio individuale, mentre lo spazio del NOI, quello del contatto, della condivisione con l’Altro, che assolve sia funzioni di sostegno all’esplorazione che di accoglienza del ritorno. Lo spazio indicato come “TU”, rende bene l’idea dell’ambivalenza dei circoli: ciò che vale per me, vale per te, ciò che non vale per me, non vale per te.
Ecco che si perpetua, in questa maniera, quanto appreso nella prima e più importante relazione della nostra vita, dove, grazie allo sviluppo della dinamica di attaccamento/accudimento, ci viene fornito un imprinting che influenza il resto della nostra vita relazionale, talvolta riproducendosi e replicandosi così come è stato appreso dal genitore di riferimento, talvolta, per differenza, con dinamiche affettive specularmente contrarie a quanto abbiamo sperimentato ma, proprio in ragione di ciò, ugualmente vincolanti. Il Ciclo di Relazione e il Circolo della Sicurezza, trovano la loro unica matrice in quella dinamica che mai si impara consapevolmente e mai si dimentica. Non è infatti difficile riconoscere, in una relazione sentimentale tra adulti, quanto entrambi i partner hanno ricevuto in eredità dalle rispettive relazioni genitori-figli o, comunque, con i care-givers eletti quali punti di riferimento per la crescita. Ciò risulta ancora più visibile laddove si vada alla ricerca dei difetti o delle disfunzionalità all’interno di un rapporto di coppia, dove ognuno esprime in tutta autonomia, quanto appreso nella relazione diadica con la propria madre ed il proprio padre.
Allo stesso modo è evidente come, le disfunzionalità ed i blocchi relazionali sul Circolo che un individuo ha sperimentato durante l’infanzia, possano determinare nuclei problematici e processi difensivi in età adulta rispetto ai rapporti di coppia in particolare e sociali in generale.
Un Circolo Limitato nella parte superiore, esplorativa, può generare un blocco nella capacità di individualizzazione e separazione e/o nella capacità di comprendere le necessità esplorative dell’Altro, che vengono vissute come tentativi di abbandono.
Un Circolo Limitato nella parte inferiore può generare nell’adulto l’incapacità di entrare in intimità emotiva (che talvolta si esprime anche come sintomo sessuale) nell’incapacità di comprendere empaticamente la sofferenza emotiva dell’Altro.
Un Circolo Limitato nella parte delle Mani, sperimentato da bambini può condurci da adulti alla ricerca di un partner con caratteristiche simili o diametralmente opposte a quelle vissute con il genitore di riferimento o ad esercitare dinamiche di forza e dominanza/debolezza sottomissione rispetto al partner.
Un modello completo quindi per la lettura delle dinamiche relazionali e di coppia, che consente ai professionisti del settore, sulla base dell’anamnesi e delle osservazioni delle interazioni, di comprendere sempre ove collocare i partner nel grafico di riferimento e, conseguentemente, di comprendere anche dove intervenire e che tipo di strategie proporre per favorire un cambiamento.
PS: il percorso "IL RITMO DEL NOI" è un modello psicoeducativo messo a punto dal dr. Maurizio Giusto e dalla dr.ssa Daniela Bartoli. Sarà possibile accedere al percorso chiedendo informazioni nella sezione "contatti" di questo sito web. I percorsi per singole coppie verranno condotti dal dr. Giusto mentre i percorsi per gruppi di coppie o platee più grandi potranno essere co-condotti dal dr. Giusto e dalla dr.ssa Bartoli.
Bibliografia
[1] C.R. Rogers, Partners: il matrimonio e le sue alternative, Astrolabio, Roma, 1974.
[2] Z. Baumann, Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi, Laterza Ed., Bari, 2006
[3] B. Powell, G. Cooper, K. Hoffman e B. Marvin, Il circolo della sicurezza. Sostenere l’attaccamento nelle prime relazioni genitore-bambino, Cortina Ed., Milano, 2014.
[4] J. Bowlby, Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Cortina Ed., Milano, 1989.
[5] M. Menditto e F. Rametta, Sviluppi ed innovazioni della Psicoterapia della Gestalt e della Gestalt Psicosociale, in Signature, anno 2002, Roma.
[6] E. & M. Polster, Terapia della Gestalt Integrata, Giuffrè ed., Milano, 1986.