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Start for freeIl desiderio come forza creatrice
Desiderare è una delle esperienze più profonde e complesse dell’essere umano. Il desiderio non è semplicemente un impulso o un bisogno fisiologico, ma una forza interiore che spinge verso la costruzione dell’immagine interna di sé, verso la realizzazione del Sé e la proiezione nel futuro. Desiderare significa immaginare qualcosa che ancora non esiste, percepire una mancanza e attivare le proprie risorse per colmare quel vuoto. È attraverso il desiderio che l’uomo ha dato forma alla propria civiltà, che ha creato cultura, arte, scienza e progresso.
L’abilità desiderante è ciò che permette di affrontare la realtà in modo attivo e creativo. Quando desideriamo qualcosa ci mettiamo in moto per ottenerla, sviluppando strategie, affrontando ostacoli, superando frustrazioni, apprendendo i nostri limiti, imparando se, come e quando tentare di superarli, maturando anche, infine, la capacità di decidere quando rinunciare e accettando la nostra falliblità. Questo processo non è solo un atto psicologico, ma un vero e proprio meccanismo di crescita. Desiderare significa progettare, immaginare, tollerare l’attesa e, soprattutto, imparare ad attribuire un significato a ciò che otteniamo.
Se per l’adulto il desiderio è uno strumento di realizzazione personale e sociale, per il bambino e l’adolescente il desiderio è un processo di costruzione identitaria. Il bambino inizialmente desidera per soddisfare bisogni primari (cibo, calore, sicurezza), ma presto il desiderio si amplia e diventa un’esperienza simbolica e relazionale. Il bambino desidera essere riconosciuto, desidera l’approvazione dei genitori, desidera esplorare il mondo e acquisire nuove competenze. L’adolescente, invece, desidera definire la propria identità, differenziarsi dal contesto familiare e trovare il proprio posto nel mondo.
Tuttavia, nel contesto socioeconomico e culturale contemporaneo, questa abilità così essenziale sembra essere sempre più in difficoltà. Il desiderio, che per sua natura implica una progettualità, uno sforzo e un’attesa, viene oggi spesso rimpiazzato da una gratificazione immediata di un consumo compulsivo, spesso effimero ed evanescente, e da una saturazione di stimoli che rendono difficile il mantenimento della tensione desiderante. La capacità di desiderare, l’abilità desiderante, investe ogni aspetto della personalità umana, incluse le relazioni, che non fanno eccezione e ricadono a pieno titolo nella gratificazione immediata di un consumismo compulsivo, che anche dal punto di vista dei rapporti umani, assume caratteristiche valoriali parimenti effimere ed evanescenti. Il risultato è una generazione di bambini e adolescenti, e ormai anche giovani adulti, iperstimolati, ma incapaci di desiderare veramente, perché il desiderio viene soddisfatto prima ancora di essere pienamente riconosciuto e strutturato.
L’importanza del desiderio nell'infanzia e nell’adolescenza
Il desiderio è strettamente collegato al senso di motivazione intrinseca e alla capacità di progettare il futuro. Fin dai primi mesi di vita, il desiderio si manifesta come una spinta esplorativa: il bambino desidera il contatto fisico, il cibo, la presenza rassicurante della madre, del padre o comunque di una figura di riferimento. Questa spinta iniziale si basa su una necessità biologica, ma ben presto assume una dimensione simbolica e relazionale.
Jacques Lacan ha sottolineato come il desiderio nasca dalla percezione di una mancanza. È proprio la percezione di un vuoto, di un’assenza, che spinge il soggetto a cercare, a esplorare e a creare. Lacan definisce il desiderio come “ciò che rimane dopo che il bisogno è stato soddisfatto” (Lacan, 1977). Il bambino che ha mangiato e che ha soddisfatto il bisogno fisiologico di nutrimento, continua a cercare il contatto con la madre non per necessità biologica, ma per desiderio di relazione e di riconoscimento.
Nel processo di crescita, il desiderio diventa il motore della scoperta e dell’autonomia. Il bambino desidera esplorare il mondo, desidera conquistare spazi di indipendenza e desidera sperimentare nuove competenze. Questa dinamica è ben descritta da Donald Winnicott nel concetto di “gioco creativo” (Winnicott, 1971): il desiderio spinge il bambino a creare scenari simbolici e a sperimentare ruoli e relazioni, sviluppando in questo modo la propria identità.
Nell’adolescenza, il desiderio assume una dimensione identitaria e progettuale. L’adolescente desidera essere riconosciuto come individuo autonomo, desidera costruire relazioni significative e desidera definire la propria direzione di vita. Tuttavia, per costruire un desiderio autentico, è necessario che l’adolescente sperimenti anche la frustrazione e la mancanza. Solo tollerando l’attesa e l’incertezza, il desiderio può strutturarsi in modo maturo e consapevole.
I fattori sociali ed economici che inibiscono l’abilità desiderante
Negli ultimi decenni, diversi fattori di natura economica, culturale e tecnologica hanno progressivamente ostacolato lo sviluppo dell’abilità desiderante, trasformando il desiderio in consumo immediato o nella passività di un’attesa che il desiderio sia soddisfatto da altri, in una delega permanente che investe genitori, parenti, amici stretti, conoscenti, la scuola, lo Stato, la società intera; tutte entità che, in caso di fallimento, diventano il parafulmine delle frustrazioni che il soggetto è ormai incapace di assorbire ed elaborare.
1. Iperstimolazione e gratificazione immediata
Viviamo in una società caratterizzata da un eccesso di stimoli e di offerte. I social media, la pubblicità e le piattaforme di intrattenimento spingono continuamente verso la soddisfazione immediata dei desideri, senza lasciare spazio alla mancanza, alla costruzione dell’attesa, alla frustrazione del fallimento, alla caparbietà di un secondo tentativo. Il filosofo Zygmunt Bauman parlava di “società liquida”, in cui tutto è fluido, rapido e accessibile (Bauman, 2000). In questo contesto, il desiderio perde la sua natura progettuale e si trasforma in ricerca compulsiva di semplice gratificazione, che però mancando della “fatica” della conquista e del rischio del fallimento, rimane esclusivamente superficiale e non si radica nella personalità profonda contribuendo al suo sviluppo e consolidamento.
2. Benessere economico e iperprotezione
Il benessere economico ha generato un fenomeno di iperprotezione nei confronti dei bambini e degli adolescenti. Quando tutto è facilmente accessibile e quando il fallimento viene costantemente evitato dai genitori, il desiderio viene meno, perché manca il senso di mancanza che ne è il presupposto. L’assenza di frustrazione rende difficile sviluppare la capacità di desiderare e di progettare.
3. Competitività e pressione sociale
In una società sempre più competitiva, il desiderio viene spesso incanalato in modelli di successo predeterminati. Si desidera “essere vincenti” piuttosto che seguire un’autentica inclinazione interiore. I bambini e gli adolescenti crescono in un contesto in cui il desiderio è sovradeterminato da pressioni sociali, aspettative familiari e modelli imposti dai media. Il successo è semplicemente determinato dall’ottenimento dell’obiettivo a tutti i costi, in una perenne confusione tra ciò che si ha e ciò che si è.
Genesi storica e sociologica delle dinamiche che hanno portato all'inibizione dell'abilità desiderante
1. Capitalismo e trasformazione del desiderio in consumo
Le radici di queste dinamiche risalgono alla rivoluzione industriale e all’affermarsi del modello capitalista moderno. Con la nascita della società di massa, il desiderio è stato progressivamente trasformato in consumo. Il capitalismo avanzato ha identificato nel desiderio umano una risorsa economica: desiderare non è più un atto creativo, ma una leva di mercato.
2. La rivoluzione del ’68 e la crisi del valore della regola
Ancorché, dal punto di vista politico-filosofico, questo possa apparire in antitesi, un’altra svolta decisiva, che ha paradossalmente consolidato e promosso lo sviluppo della situazione socio-personologica attuale, si è verificata con le rivoluzioni culturali e sociali degli anni Sessanta. Il ’68 ha segnato un cambiamento radicale nei rapporti tra genitori e figli, tra autorità e libertà. L’idea tradizionale secondo cui la regola fosse uno strumento per garantire l’ordine sociale e il rispetto reciproco, è stata progressivamente sostituita dall’idea che la regola fosse una mera limitazione della libertà individuale. Non già la messa in discussione di una o più regole ritenute sbagliate, ma la disgregazione totale della regola nella sua essenza valoriale.
Il sociologo Christopher Lasch, nel suo libro La cultura del narcisismo (1979), osservava che l’abbandono delle regole ha creato una generazione di genitori incapaci di dire “no” ai propri figli, convinti che il benessere fosse collegato alla soddisfazione immediata di ogni desiderio. La figura del genitore “autorevole” è stata sostituita da quella del genitore “amico”, incline a evitare i conflitti e a concedere tutto per paura di traumatizzare il figlio.
“Nella società postmoderna, la felicità viene confusa con la soddisfazione immediata dei desideri.” (Lasch, 1979)
Questa cultura dell’eccessiva permissività ha prodotto una generazione di bambini e adolescenti che non sanno tollerare la frustrazione, che faticano a sviluppare la capacità di progettare e che sono incapaci di desiderare qualcosa che non si ottenga immediatamente. Quei bambini, sono oggi giovani genitori che ignorano, poiché nessuno ha insegnato loro, il valore individuale e sociale del concetto di regola e, con esso, quello di autorità inteso come entità cui è delegato il compito di imporre e far rispettare la regola; la prima figura autorevole è, per l’appunto, il genitore.
Come stimolare l’abilità desiderante?
Educare alla frustrazione
Imparare a tollerare l’attesa e la delusione è fondamentale per sviluppare la capacità di desiderare e di progettare. A un bambino che chiede di ricevere immediatamente un giocattolo, il genitore potrebbe imparare a resistere egli stesso per primo alla frustrazione di dire di no, affrontando assieme al figlio le emozioni, insegnandogli ad accoglierle, riconoscerle e gestirle, magari rimandando la soddisfazione del desiderio al giorno del compleanno, al Natale o alla prima occasione utile. Questa risposta non solo educa alla capacità di attendere, ma aiuta anche il bambino a sperimentare la gratificazione differita, facendo nascere l’eccitazione dell’attesa e il piacere legato alla conquista. Un altro esempio potrebbe riguardare l’uso del denaro, legando la soddisfazione del desiderio di un adolescente all’acquisto in autonomia, incoraggiandolo a risparmiare parte della sua paghetta. Questo non solo insegnerebbe il valore dell’attesa, ma rafforzerebbe il senso di soddisfazione e di conquista personale.
Limitare la gratificazione immediata riducendo l’uso di dispositivi digitali e stimolando esperienze reali e relazioni autentiche.
Ripristinare il valore della regola
Le regole non devono essere percepite come limitazioni alla libertà, ma come strumenti per costruire la convivenza e il rispetto reciproco. Imporre delle regole sull’uso degli smartphone e dei dispositivi elettronici, ad esempio, potrebbe essere una strategia utile per ripristinare l’attitudine al desiderio. Così come stabilire orari e limiti per l’accesso ai social media, portando il ragazzo a scegliere con cura come e quando utilizzarlo, trasformando l’uso della tecnologia da consumo compulsivo a esperienza consapevole. Lo stesso varrebbe stabilendo e imponendo gli orari di rientro a casa, stabilendo di consumare almeno un pasto in famiglia, implementando delle attività da svolgere assieme a tutta la famiglia al completo eccetera. La capacità di rispettare la regola rafforza la capacità di tollerare l’attesa e aumenta il valore percepito dell'esperienza futura.
Stimolare la creatività e l’immaginazione
Offrire ai bambini e agli adolescenti spazi per la creatività, il gioco e l’esplorazione. Un bambino che costruisce una casa con i mattoncini Lego non solo sviluppa abilità cognitive e motorie, ma apprende anche il valore del processo creativo. Il desiderio di vedere la casa completata lo spinge a proseguire, anche quando incontra difficoltà o frustrazioni. Nel contesto scolastico, le attività di problem-solving e di progettazione creativa (come realizzare un progetto scientifico o scrivere una storia) aiutano gli adolescenti a sviluppare il pensiero critico e la capacità di immaginare soluzioni originali.
Conclusione
Riscoprire il valore del desiderio in una società dominata dalla gratificazione immediata è una sfida educativa e culturale di grande, se non fondamentale importanza per il futuro della nostra società. Il desiderio è una forza dinamica che nasce dall’assenza e si struttura nella progettualità, nell’attesa e nella fatica della conquista o della costruzione. Educare al desiderio significa insegnare ai bambini e agli adolescenti a riconoscere e tollerare la mancanza, a differire la gratificazione e a costruire un percorso autonomo per raggiungere ciò che desiderano. Aspetti che assumono caratteristiche determinanti quando trasposti sugli aspetti relazionali poiché si tramuteranno nella ricerca, nell’attesa e nella costruzione di rapporti profondi, solidi, stabili e duraturi, ancorché inferiori di numero. Ciò ad invertire la tendenza odierna a determinare la qualità del proprio posto nel mondo, in base alla quantità di like e di follower.
Come scriveva Gilles Deleuze:
“Il desiderio non è una mancanza, ma una forza produttiva.” (Deleuze, 1972)
Riconoscere il valore del desiderio significa restituire ai giovani la capacità di immaginare e di costruire il proprio futuro, non come risposta a un bisogno momentaneo, ma come espressione di una tensione creativa e identitaria. Per desiderare davvero, bisogna imparare a sopportare l’attesa e a vivere il percorso verso l’oggetto del desiderio come parte integrante dell’esperienza umana. Sopravvivere alla propria fallibilità, metabolizzando le frustrazioni e accogliendo e riconoscendo le proprie responsabilità, crea i presupposti per lo sviluppo di nuove abilità e competenze e la costruzione di un Io determinato e determinante.
Riferimenti bibliografici